> home > Recensioni

Recensioni

  • 12_3_2010 - Intervista a Flaviano Bianchini su Left
    Intervista a Flaviano Bianchini, autore di "In Tibet. Un viaggio clandestino", sul settimanale Left n.10, 12 marzo 2010.

    SCARICA: Tibet_Left_ok.pdf
    SCHEDA: In Tibet. Un viaggio clandestino
  • 8_10_2009 - "In Tibet" su il Fogliaccio
    il blog di Flaviano Bianchini
    SCARICA: Il_Fogliaccio_25-09-09.pdf
    SCHEDA: In Tibet. Un viaggio clandestino
  • 30_9_2009 - Intervista a Flaviano Bianchini su Pisanotizie.it
    Andare in Tibet a piedi. Viaggio e storia dall'ultima frontiera.
    Intervista a Flaviano Bianchini, autore di "In Tibet. Un viaggio clandestino".
    pisanotizie.it
    il blog di Flaviano Bianchini

    SCHEDA: In Tibet. Un viaggio clandestino
  • 6_9_2009 - "In Tibet" su scienzamontagna.wordpress.com
    Incontro (clandestino) con il Tibet
    di Jacopo Pasotti
    Il tetto del mondo, la patria del buddismo. In molti vorrebbero poter visitare, conoscere, il Tibet ed i popoli che vi abitano. Purtroppo non è stato quasi mai possibile visitarlo in libertà. Dal 1951, quando fu invaso dalla Cina il solo modo per visitare il Tibet è un viaggio organizzato da un tour operator cinese. Non c'è altra alternativa legale.
    Sempre che si voglia obbidire alla legalita' di un paese invasore ed oppressore. Non era questa la filosofia di Flaviano Bianchini quando ha intrapreso quasi 800 chilometri in compagnia di un pellegrino buddista che tornava a piedi a Lhasa dopo aver percorso i 108 circuiti sacri del monte Kailash. Flaviano aveva conosciuto monaco buddista nell'aprile del 2007. Si chiamava Palden Gyatso ed recluso per trentatre anni nelle carceri cinesi per non aver denunciato il Dalai Lama e la sua "cricca reazionaria". «Io non posso più visitare il Paese delle Nevi», gli disse in quell'occasione: «vai tu e dimmi com'è». E Flaviano, e' biologo, e la sua professione consiste nel denunciare per Peacelink, una ONG italiana, le ingiustizie sociale e crminalita ambientali delle compagnie minerarie mondiali. Ha compiuto un lungo viaggio "clandestino", camminando per giorni con il vento dell'altipiano come unico compagno.
    Ma il giovane inviato del monaco galeotto ha fatto lungo la strada incontri preziosi. Ha trovato ospitalità nei monasteri e nelle case della gente comune. Ha aiutato i pastori nomadi dell'altipiano a rigovernare gli yak in cambio di un pasto caldo. Ha visitato il campo base dell'Everest, dove ha visto la sporcizia delle spedizioni commerciali. Ha incontrato ex prigionieri politici ed ex combattenti. Ha visitato i luoghi dove è nato e cresciuto il suo amico Palden Gyatso. Ha visitato i monasteri restaurati dai cinesi per poterli riempire di turisti. Ha ripercorso le strade di Henrich Harrer e di Fosco Maraini più di mezzo secolo dopo di loro. Ha conosciuto le vie degli esuli tibetani, che a migliaia ogni anno si riversano in India e in Nepal, e anche le vie dei contrabbandieri e degli ex guerriglieri. Ha incontrato persone che tengono prudentemente nascoste bandiere tibetane e libri proibiti. Ma ha anche visto le moderne città cinesi fatte di palazzoni, karaoke e locali a luci rosse.
    Flaviano racconta la sua esperienza in un libro, dove spiega anche la sua filosofia piu' profonda: «Non posso sperare di entrare dentro il Tibet se non mi muovo come si muovono i tibetani. Se vuoi conoscere il Tibet l'unico modo è camminare».
    scienzamontagna.wordpress.com

    SCHEDA: In Tibet. Un viaggio clandestino
  • 1_8_2009 - "In Tibet" su A rivista anarchica
    "Perché invidio Bianchini e il suo Tibet", articolo di Massimo Ortalli su A rivista anarchica, n. 346, estate 2009.
    Sicuramente non è solo un libro di viaggio questo che stiamo leggendo. O, perlomeno, non uno dei soliti libri di viaggio a cui siamo abituati, quelli, per intenderci, confezionati per invogliare il lettore a fare un po' di turismo nelle località descritte affidandosi pigramente a quanto già raccomandato dall' "esperto" di turno. Non è il solito libro di viaggio per due motivi. Il primo perché l'autore è un viaggiatore assolutamente speciale, consapevole che "se vuoi conoscere il Tibet l'unico modo è muoverti a piedi. Camminare", e che "il vero significato di un viaggio non sta nel raggiungere la meta ma nel percorso che si fa per raggiungerla", il secondo perché Bianchini ha una tale empatia con il paese e con il popolo che lo ospitano, che nel raccontare la straordinaria esperienza che ha vissuto, riesce a comunicare con singolare efficacia tutti i nodi, politici, sociali, culturali, che fanno del Tibet una sorta di campionario in corpore vili delle devastazioni che l'imperialismo, anzi, l'Imperialismo con la I maiuscola, riesce ancora a produrre in tempi che vorremmo considerare civili.
    A rivista anarchica

    SCHEDA: In Tibet. Un viaggio clandestino
    •  

BFS edizioni di Bertolucci Franco & C. snc
Via G. Carducci n. 13 Loc. La Fontina - 56010 Ghezzano (PI)
Tel. 0503199402 email: info_bfsedizioni[at]bfs.it
P. Iva 01196320509